obiettivo

Difficile, ma non impossibile

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Sono passati esattamente 12 mesi da quando ho deciso di intraprendere questa avventura.

Ho iniziato la mia attività da libera professionista con ottimismo e determinazione, senza garanzia di successo, ma con la consapevolezza che avrei fatto fronte a qualsiasi difficoltà e che mi sarei rimboccata le maniche per evitare che questa scelta ricadesse sull’equilibrio della mia famiglia.

D’altronde arrivati a un certo punto della propria vita e della propria carriera si deve tirare una riga e decidere (nel limite delle possibilità) dove dirigersi.

All’apice del mio percorso professionale, nel momento esatto in cui la mia esperienza mi avrebbe dato modo di ottenere un guadagno maggiore, ho deciso che era ora di cambiare. Non per una questione economica, ma anche e soprattutto per andare incontro a una mia grande necessità: la gestione autonoma del lavoro.

Sono sempre stata una lavoratrice dipendente e questa “dipendenza” mi ha sempre regalato sicurezza. Ma con il passare del tempo e una maggiore consapevolezza dei miei mezzi, la sicurezza non è più stata la mia priorità.  E’ nata in me l’esigenza di guardare oltre, di approfondire tematiche che avevo riposto in un cassetto, di formarmi e di cercare nuove stimolanti collaborazioni.

Durante questo ultimo anno ho iniziato diversi percorsi di consulenza, alcuni con persone che avevo conosciuto grazie al mio lavoro precedente, altri nati da una rete di relazioni che ancora oggi credo sia la grande risorsa (oltre che la grande fortuna) della mia professione.

Ho sposato progetti di cui vado molto orgogliosa e che mi hanno permesso di entrare all’interno di interessanti realtà del nostro territorio, come il team di Junto Innovation Hub e Progettarte.

Anche grazie a queste importanti collaborazioni ho potuto toccare con mano quanto il mondo del lavoro stia cambiando vertiginosamente.

Gli studenti che oggi escono da un percorso di studi lo fanno con la consapevolezza che sarà difficile trovare un ambiente che rispecchi i loro desideri e le loro propensioni. La maggior parte dei neo laureati punta a un posto fisso, sicuro, pagato adeguatamente per poter fare esperienza, per poter creare solide basi e (chissà) un giorno spiccare il volo per il grande salto di qualità. Come dargli torto?

Se a 23 anni mi avessero consigliato di aprire la partita Iva probabilmente avrei sorriso e mi sarei girata dall’altra parte. Il problema è che nessuno mi ha mai messo di fronte a questa eventualità e alle opportunità che questa vita mi avrebbe dato. La libera professione per la maggior parte dei miei coetanei era sinonimo di instabilità e sacrificio.

Oggi credo che la decisione di diventare un lavoratore indipendente sia una valida alternativa a un contratto a tempo determinato dove le mansioni e gli obiettivi non sono adeguati alla soddisfazione professionale di ciascuno di noi. 

Sia chiaro, aprire la partita Iva rimane un atto di grande coraggio: non si hanno garanzie di guadagno né tutele adeguate di fronte a fattori straordinari (la pandemia su questo punto ci ha insegnato molto).

La libera professione è però una possibilità, un’opzione che ciascuno di noi dovrebbe prendere in considerazione, qualsiasi sia la nostra età, il nostro settore professionale o il ruolo che ricopriamo (o che vorremmo ricoprire).

E’ una scelta difficile, ma non impossibileCome una montagna da scalare: superate le nubi resta solo una meravigliosa vetta da raggiungere.

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